Una visita allo splendido borgo storico di Santarcangelo di Romagna in Provincia di Rimini non può considerarsi completa senza conoscere lo splendido Museo del Bottone che appartiene all’Associazione Nazionale Piccoli Musei. Questo strano museo ospita più di 8.000 bottoni appartenenti alle diverse epoche storiche e senza esagerare è “Un luogo dove ti attaccano una simpatica pezza ancora prima di entrare!!!”
Booking.comLa parola museo generalmente mi fa venire una specie di orticaria, anche se la parola esatta sarebbe addirittura repulsione.
Li considero infatti dei luoghi abbastanza statici e noiosi, mi danno l’idea di antico e di polveroso, sicuramente mia culpa ma non ci posso fare nulla visto che non una grande sensibilità per l’arte e neppure un particolare interesse per la storia. E, proprio per questo motivo, generalmente li evito con una certa attenzione.
A meno che non ci sia qualcuno che mi inviti gentilmente ad entrare e allora lo faccio per non sembrare scortese se non riesco ad inventarmi una rapida scusa sui due piedi per poter sgattaiolare via.
E una scusa pronta non l’ho avuta durante la visita al bellissimo borgo di Santarcangelo di Romagna in Provincia di Rimini quando, mentre salivo al Campanile percorrendo una bellissima vietta (via della Costa) ho incrociato la simpatica signora Giulia Sacchini che con un sorrisone mi ha detto: “Non vuole visitare il Museo del Bottone?”.
Ho dato uno sguardo abbastanza perplesso nella stessa direzione della signora rivolto all’interno di una piccola porta di accesso ad un altrettanto piccolo locale e non mi è venuto nulla di meglio che rispondere “Certo, con molto piacere…” Insomma, questa simpatica signora mi aveva incastrato.
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Il Museo del Bottone a Santarcangelo di Romagna
Varcata la soglia un pò controvoglia, certo che la mia visita sarebbe stata a dir poco fulminea, mi ha accolto un signore molto fine, distinto ed educato, vestito in giacca e cravatta (come si addice a chi è in attesa di ricevere ospiti autorevoli o a chi ha l’importante compito di presentare al pubblico personaggi di rilievo durante un’occasione importante).
Questo signore con un sorriso altrettanto accattivante e con un entusiasmo che hanno solo le persone a cui è stata data in dono la fortuna di essere arse dalla loro passione verso qualcosa ha incominciato a raccontarmi il suo stupendo universo abitato da moltissime piccole creature: i Bottoni.
E lo scrivo con la lettera maiuscola perchè per il Signor Gallavotti i più di 8.000 bottoni che è riuscito a raccogliere in giro per il mondo in molti anni di appassionate ricerche e ora esposti nel suo Museo del Bottone non sono per nulla oggetti ma personaggi, amici, oserei dire quasi figli.
Infatti ognuno di loro ha la sua storia che lui conosce alla perfezione, e ognuno di loro è in grado di testimoniare visivamente le vicende storiche, politiche, culturali e sociali dei luoghi e delle epoche dai quali provengono. E dei personaggi che li hanno creati o indossati grazie alla specifica forma, alla foggia e ai materiali di cui sono realizzati.
– Il bottone Rock & Roll: la star del Museo del Bottone
Come ad esempio il bottone in stagno forgiato negli anni ’60 a testimoniare il ballo più in voga in quel momento, il Rock’n’Roll, e la sua rapida e dirompente diffusione dagli States al mondo intero. Allo stesso tempo frutto e causa di un profondo cambiamento socio-culturale trasversale nato negli Stati Uniti e poi diffuso in tutto il mondo.
Per il Signor Gallavotti ognuno dei suoi bottoni possiede un’anima, un’identico valore simbolico indipendentemente dalla preziosità e dalla rarità. E durante la visita mi sono fatto la precisa idea che lui ha la capacità di far incontrare l’anima dei bottoni con quella di chi sta parlando con lui in quel momento facendo un pò da Cupido.
– Il bottone di Pablo Picasso disegnato per Coco Chanel
Ha letto la mia affinità con la Spagna, infatti da ormai diversi anni vivo principalmente a Barcelona. E così, senza saperlo, il primo bottone che mi ha presentato è quello che Pablo Picasso ha disegnato per Coco Chanel negli anni 20.
In quell’epoca infatti i due lavoravano insieme per le riveste di moda in voga in quegli anni; lui faceva le scenografie mentre lei disegnava i vestiti di piume e lustrini. Questo bottone è un’eccentrica maiolica in due colori che raffigura un cavallo stilizzato con la testa girata indietro verso destra.
– I bottoni con i ventagli al Museo del Bottone
Il bottone disegnato da Pablo Picasso per Coco Chanel non è però così eccentrico come i bottoni multicolori raffiguranti i ventagli che risalgono anch’essi agli anni ’20.
Devi sapere che i ventagli erano usati dalle signore e dame nel ‘700 anche per farsi vento, ma come suggerisce maliziosamente Gallavotti <<con un linguaggio di alfabeto morse del ventaglio avvisavano quello là: domani alle cinque ci vediamo di là per leggere insieme le avventure di Dartagnan>>.
Se ancora non l’hai capito sventolavano i vantagli per fissare un appuntamento clandestino senza il rischio di farsi scoprire dal marito o dal promesso sposo di turno.
Sono circa 40 i gesti codificati da questa specie di alfabeto che però non prevedeva ovviamente il luogo dell’appuntamento per evitare che ad andare dalla dama di turno fossero in più, compreso chi dell’appuntamento non doveva sapere.
– I bottoni politici
I bottoni testimoniano anche importanti appuntamenti politici come quelli disegnati dal famoso stilista Trussardi che completavano gli abiti delle hostess incaricate di ricevere le oltre 100 delegazioni internazionali che hanno partecipato al Convegno del Partito Socialista di Rimini nel 1987.
Protagonista indiscusso di questi bottoni è il Garofano che a partire proprio da quell’appuntamento sostituirà i tradizionali simboli del partito: il sole, il libro, la falce e il martello.
Gallavotti entra in possesso di quei bottoni perchè una delle hostess non restituisce il prezioso vestito allo stilista (il vestito valeva infatti molto di più del compenso per il lavoro di una settimana e Trussardi ne pretendeva la restituzione).
Questa si reca al negozio di Gallavotti che allora faceva il sarto per scambiare i quattro bottoni con il Garofano con altri quattro in modo tale da poter mettersi il vestito senza che fosse riconoscibile la provenienza.
– Il bottone reale
Andando indietro nel tempo addirittura alla prima metà del ‘500, Gallavotti mi mostra uno dei 13.600 bottoni d’oro che Francesco Primo Re di Francia si fece applicare alla veste di velluto nero che indossò per ricevere a corte un importante sultano.
Doveva far vedere che dei due era il più ricco ma per ragioni diplomatiche non poteva dirglielo apertamente e probabilmente non sarebbe stato creduto così “ha fatto parlare i bottoni”.
Perchè come dice Gallavotti, <<il bottone è sempre stato sul davanti, e quando qualcuno voleva far sapere qualcosa e non lo poteva dire, faceva parlare i bottoni. Perchè ci sono i bottoni di ostentazione, di comunicazione, di seduzione, di provocazione, a luci rosse, del gossip, da lutto, di superstizione, ma c’è anche il bottone psicologico virtuale molto birichino dei rapporti tra uomini e donne>>.
Mi stavo quasi dimenticando: il Museo del Bottone di Santarcangelo di Romagna è solo uno dei tanti musei sparsi qua e la sul territorio nazionale che fanno parte dell’Associazione Italiana Piccoli Musei.
Se ti trovi in Provincia di Rimini e decidi di visitare lo splendido borgo di Santarcangelo di Romagna non dimenticarti di fare un salto al Museo del Bottone, dove come ti ho già detto “ti attaccano una pezza” ancora prima di entrare. E non lo dico solo come eufemismo 🙂
E una volta terminata la meravigliosa scoperta del Museo del Bottone puoi prenderti un pò di tempo per mangiare una squisita piadina, la regina della tradizione gastronomica della Romagna. Puoi decidere di fartela farcire come vuoi.
A proposito: non so se lo sai ma la piadina ha ottenuto addirittura il riconoscimento di prodotto Igp ed è anche candidata ad entrare nella lista dell’UNESCO.
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GRAZIE Federico hai scritto un post spumeggiante ed accattivante. Lo abbiamo inpostato con il link sul nostro blog ibottonialmuseo.blogspot.it
su facebook e sui siti in cui abbiamo l’accesso. BUONE FESTE e che la vita ti
sorrida sempre non solo per il 2015. COMPLIMETI.