Il Museo de Arqueología de Alta Montaña MAAM Salta (conosciuto più semplicemente come Museo Archeologico di Salta) in Argentina è davvero un luogo unico perchè testimonia la caratteristiche e gli usi della cultura Inca e delle popolazioni che abitavano la regione del Tawantisuyo tra Argentina, Cile, Bolivia, Perù, Ecuador e Colombia. Le testimonianze più importanti che trovi nel Museo Archeologico d’ Alta Montagna MAAM sono le mummie perfettamente conservate di quattro bambini sacrificati in omaggio alle divinità più di 500 anni fa e rinvenute sotto i ghiacci perenni del vulcano Llullaillaco in territorio argentino. E per questo chiamati “Niños del Llullaillaco” (Bambini del Llullaillaco). Nei diversi ambienti del Museo Archeologico d’Alta Montagna MAAM trovi esposti anche centinaia gli oggetti perfettamente conservati che facevano parte del corredo funebre dei Bambini del Llullaillaco e degli abitanti del territorio andino dell’ Argentina
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Una visita alla città argentina di Salta, porta di ingresso della zona andina dell’ Argentina del nord non può essere considerata completa se la lasci senza conoscere l’ interessante Museo de Arqueología de Alta Montaña MAAM (Museo Archeologico d’ Alta Montagna MAAM). Trovi il MAAM nel cuore del centro storico di Salta, a due passi dalla Cattedrale.
Il Museo Archeologico di Salta occupa un edificio signorile della metà del Secolo XIX che riconosci facilmente perchè ha una bellissima in stile neogotico di marcata impronta vittoriana.
Già di per se stesso il MAAM di Salta è una importante eredità di architettura coloniale ma la sua inestimabile ricchezza si trova una volta varcata la porta d’ ingresso.
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Le collezioni del Museo Archeologico di Salta
Il Museo Archeologico d’ Alta Montagna di Salta non espone solo una magnifica collezione di pezzi risalenti alla civiltà incaica e pre-incaica ma è un vero e proprio spazio espositivo nel quale è possibile avvicinarsi alla conoscenza di questa antica cività proprio attraverso l’ archeologia. E da lì comprendere questo mistico universo sociale, i suoi costumi e i suoi aspetti più segreti.
La caratteristica distintiva del Museo Archeologico d’ Alta Montagna è che fornisce anche molte informazioni sulle caratteristiche geografiche e sugli usi e costumi degli abitanti dei diversi territori di montagna che costituivano l’ antico Impero Inca. Il territorio dell’ antico Impero Inca prende il nome di Tawantinsuyo.
In buona sostanza il Tawantinsuyo corrisponde all’ area geografica che si estendeva nell’ area andina tra Argentina, Cile, Bolivia, Perù, Ecuador e Colombia, e che aveva come epicentro da bellissima città di Cusco, capitale dell’ Impero Inca.
Nella cordigliera delle Ande si trovano più di 200 montagne che nascondono ancora oggi preziosi resti archeologici risalenti all’ Impero Inca. Ognuna di queste montagne aveva un nome, una storia e specifiche divinità che proteggevano le diverse comunità Inca che a loro volta ricambiavano la protezione e la benevolenza con offerte e sacrifici.
La Provincia di Salta ne ha sul suo territorio circa 40 montagna, e tra tutti i picchi della regione quello del vulcano Llullaillaco è in assoluto il più alto.
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Si sa per certo che solo in poche di queste montagne si realizzavano sacrifici umani. Infatti, fino ad oggi, da tutta la cordillera delle Ande sono stati rinvenuti solo 27 corpi anche se è probabile che ce ne siano molti altri non ancora trovati.
In Argentina sono 6 le montagne nelle quali gli inca offrirono alle divinità la vita dei bambini. In totale sono stati rinvenuti solo 8 corpi di bambini sacrificati.
Le mummie dei Niños del Llullaillaco (Bambini del Llullaillaco)
La cosa più strabiliante del patrimonio archeologico conservato nel Museo Archeologico d’ Alta Montagna di Salta sono proprio le così dette mummie del Llullaillaco. Si tratta di mummie perfettamente conservate di 4 di questi bambini, 3 di questi rinvenuti proprio sulla sommità del vulcano Llullaillaco dopo essere stati sepolti per centinaia di anni sotto il ghiaccio perenne in un luogo considerato sacro.
Bambini del Llullaillaco come sono conisciuti. C’è Juanita, che è stata ritrovata sul vulcano Ampato nella Valle del Colca in Perú e conservata nel Museo Santuarios Andinos che puoi conoscere se decidi di visitare la bellissima città di Arequipa.
I resti dei Bambini del Llullaillaco accolti nel Museo Archeologico d’ Alta Montagna di Salta sono stati invece rinvenuti durante una spedizione sull’ omonimo vulcano alla quale hanno partecipato scienziati peruviani, argentini e americani sotto la guida dell’ antropologo americano Johan Reinhard nel 1999.
È un mistero il viaggio di 1.500 chilometri che i Bambini del Llullaillaco fecero dalla città di Cusco che allora era capitale dell’ Impero Inca fino ai più di 6.700 metri di altezza di questo vulcano delle Ande argentine.
Il National Geographic con un lungometraggio del 2009 prova a ricreare l’ incredibile viaggio dei Bambini del Llullaillaco, che puoi conoscere visitando il MAAM di Salta. Si ipotizza che questi bambini furono accompagnati sulla sommità del vulcano da sacerdoti, ufficiali inca, genitori e assistenti che guidavano i lama e portavano i viveri.
I Bambini del Llullaillaco sono esposti a rotazione nel Museo Archeologico d’Alta Montagna sotto una struttura di vetro in un ambiente ad atmofera controllata, mentre la loro conservazione è affidata ad esperti che lavorano incessantemente nel laboratorio di crioconservazione all’ interno dell’edificio stesso.
– La Niña del Rayo (La Bambina del Raggio) al Museo Archeologico di Salta
Tra i Bambini del Llullaillaco accolti nelle stanze del Museo Archeologico d’Alta Montagna c’è quella che si conosce come Niña del Rayo (Bambina del Raggio), morta all’età di circa sei anni che i ricercatori hanno chiamato così perchè (in un momento indefinito), dopo essere stata seppellita, ha ricevuto una scarica elettrica molto forte che bruciò parte del viso, del collo, delle braccia, così come una parte dei vestiti.
La Bambina del Raggio è stata rinvenuta seduta con le gambe piegate, le mani semiaperte appoggiate sulle cosce e il viso orientato a Sud Ovest. Era pettinata con due piccole trecce che partivano dalla fronte e nei capelli aveva una preziosa decorazione di metallo.
Una particolarità inquietante per la nostra cultura è che durante la vita il suo cranio è stato intenzionalmente modificato per assumere una la forma conica. Questo poteva rispondere a una questione di bellezza o di status sociale, oppure di identità etnica.
– La Doncella (La Donzella)
Tra Bambini del Llullaillaco ospitati nel MAAM di Salta c’è un’ altra giovane chiamata La Doncella. Si tratta di ragazzina morta all’ età di circa quindici anni rinvenuta sul vulcano Llullaillaco seduta con le game piegate e incrociate, le braccia appoggiate sul ventre e il suo viso orientato ad Est. Quindi nella direzione opposta a quello della Bambina del Raggio.
I lunghi capelli de La Doncella sono pettinati con trecce fini come era usanza in alcuni paesi delle Ande. La pettinatura e gli elementi che adornano i capelli e i vestiti servivano infatti per identificare le persone in base alla specifica provenienza, alla cultura e al rango sociale di appartenenza.
Il viso de La Doncella era dipinto con un pigmento rosso e nella parte alta della bocca si osservano frammenti di foglie di coca che probabilmente la ragazza stava masticando al momento della morte sul vulcano Llullaillaco.
È probabile che questa giovane sia stata una ancella o “Virgen del Sol” (Vergine del Sole) educata nella “Casa de las Escogidas” (Casa delle scelte) di Cusco, un luogo di educazione degli Inca a cui potevano accedere solo le ragazze prescelte probabilmente provenienti dalle famiglie più importanti.
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– El Niño (Il Bambino) al Museo Archeologico di Salta
Mentre Il Bambino (El Niño) ha un’età di circa 7 anni e fu incontrato sul vulcano Llullaillaco seduto sopra una tunica grigia con le gambe piegate. Il suo viso era posizionato in direzione del sole nascente appoggiato alle ginocchia.
El Niño è vestito con un indumento rosso e ai piedi ha dei mocassini di cuoio chiaro con apliques di lana marrone. Al polso desto ha un braccialetto d’ argento. Al momento del ritrovamento sul vulcano Llullaillaco i suoi pugni erano chiusi e, come la Niña del Rayo, ha una leggera deformazione intenzionale del cranio.
Come tutti gli uomini dell’ elite incaica anche El Niño rivenuto sul vulcano Llullaillaco aveva i capelli corti, un elemento decorativo di piume bianche e una fascia di lana attorno alla testa che era usata per fini rituali. Infatti, con questi oggetti gli appartenenti alle antiche popolazioni lanciavano pietre alla laguna dopo la stagione secca per invocare la pioggia.
All’ interno del corredo funerario de El Niño i ricercatori hanno trovato quattro gruppi di oggetti in miniatura che rappresentano carovane di lama condotte da uomini finemente vestiti. Si pensa che possano rappresentare una delle principali attività maschili presso le antiche popolazioni incaiche.
– La Reina del Cerro (La Regina della Montagna)
La quarta dei Bambini del Llullaillaco è La Reina del Cerro, una bambina sacrificata alle divinità durante una celebrazione sacra chiamata Capacocha quasi sicuramente tra il 1400 e il 1532.
A differenza delle altre tre, questa mummia non fu ritrovata dai ricercatori ma da trafficanti di reperti (in un momento imprecisato tra il 1920 e il 1922) che la venderono a un collezionista privato di Buenos Aires nel 1924.
La Reina del Cerro passa per quasi ottant’anni nelle mani di diversi collezionisti fino al 2001 quando fu recuperata dalla Fundación CEPPA (Centro de Estudios para Políticas Aplicadas) che destina dei fondi per realizzare i primi studi scientifici sulla mummia e il lavoro di conservazione.
I vari oggetti che compongono il corredo funebre dei Bambini del Llullaillaco e che puoi vedere esposti perfettamente conservati nelle sale del Museo Archeologico d’ Alta Montagna di Salta sono elaborati con diversi materiali tra i quali oro, argento, legno, tessuti, piume, cuoio e fibre vegetali.
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Museo Archeologico di Salta: spazio espositivo e spirituale
È facile rendersi conto che il Museo Archeologico d’ Alta Montagna di Salta non è un museo qualunque ma al contrario un luogo nel quali i laboratori, gli spazi di ricerca e le sale espositive si uniscono in un complesso piano di lavoro che ci permette di conoscere e vedere chiaramente una delle tappe cruciali del passato storico del Nord-Ovest argentino appartenente al territorio dell’ antico Impero Inca.
Ma, indipendentemente dalle moderne tecnologie e dagli innovativi metodi museografici, la cosa che mi ha colpito di più del MAAM di Salta è che stato creato un ambito dove il rispetto e i sentimenti per la civiltà incaica hanno un’ importanza primaria.
Il Museo Archeologico d’ Alta Montagna di Salta è vero e proprio museo educativo profondamente umano tanto che, proprio per il sacro rispetto dei bambini e delle loro cose, in tutto il museo è tassativamente proibito fare fotografie o girare video a meno che non si è in possesso di specifiche autorizzazioni.
Dopo quello che ti ho raccontato sono sicuro che la pensi esattamente come me sul fatto che anche solo la possibilità di conoscere il MAAM è sufficiente per giustificare una visita a Salta “La Linda” o addirittura fare apposta un viaggio nel Nord Argentina.
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