I walser sono una popolazione che proviene dall’Alto Vallese in Svizzera. Molti secoli fa, per ragioni non del tutto chiare, ha superato i valichi alpini ed ha colonizzato diverse valli attorno al massiccio del Monte Rosa, in Valle d’Aosta e in Piemonte. L’insediamento walser più importante è quello di Gressoney e nell’alta Valle del Lys, dove hanno plasmato la lingua, la cultura e l’architettura. Le tracce dei walser a Gressoney e in tutta la sua valle sono ancora molto presenti, e potrai scoprirle anche tu se decidi di fare una vacanza in questa magnifica zona.
Cosa troverai in questo articolo:
- Chi sono i walser e perchè hanno colonizzato l’alta Valle del Lys
- L’eredità walser a Gressoney
- Gli stadel walser: le tipiche case rurali nella Valle del Lys
- L’Ecomuseo walser a Gressoney-La-Trinité
- Il costume walser tradizionale di Gressoney
- 5 bellissime esperienze da fare in Valle d’Aosta
- I 3 migliori hotel, B&B e appartamenti a Gressoney-Saint-Jean
- I 3 migliori hotel a Gressoney-La-Trinité
- I 5 migliori hotel, B&B e appartamenti a Brusson
La Valle d’Aosta è tutta bellissima; sfido chiunque a smentirmi. E ne sentivo molto la nostalgia, perché era da moltissimo tempo che non ci tornavo.
Il legame che mi lega alla Valle d’Aosta risale all’infanzia, quando ci andavo in vacanza d’estate con i miei genitori e con i miei nonni.
Ricordi molto lontani ma ancora molto vividi nella mia memoria, perché i luoghi belli non si dimenticano facilmente. Soprattutto quando si legano a esperienze felici e spensierate vissute con la famiglia.
Quest’estate ci sono finalmente tornato in camper insieme a mia figlia Andrea, e l’abbiamo girata per 20 giorni.
Sembra una lunga vacanza, ma in realtà i giorni sono passati in un attimo, perché le cose da fare e luoghi da vedere in Valle d’Aosta sono così tanti che i giorni che ci abbiamo passato sono serviti solo per assaggiarla.
Tanto più che abbiamo scelto di fare una vacanza itinerante, scegliendo le valli e le cittadine da visitare sulla base dei suggerimenti dei locali che abbiamo incontrato.
Ma c’era una tappa che avevo deciso in anticipo, un punto fermo non negoziabile, la Valle del Lys, e in particolare Gressoney, la cittadina dove trascorrevo le vacanze con la mia famiglia.
Oltre a rivivere i luoghi delle mie vacanze da bambino, ho deciso di tornare a visitare Gressoney dopo molti anni per far conoscere a mia figlia la cultura walser.
E lei che è curiosa proprio come il suo papà, dopo il brevissimo racconto che le ho fatto, ha raccolto la mia proposta con moltissimo entusiasmo.
Nella Valle del Lys non abbiamo visitato solo Gressoney, e non ci siamo limitati vivere i luoghi che testimoniano l’eredità lasciata dalla popolazione walser nella zona.
Questo articolo è però dedicato ai walser di Gressoney. Ci tengo infatti che anche tu conosca questa antica popolazione e l’impronta che ha lasciato in questa splendida località dell’alta Valle del Lys.
Delle altre cose che abbiamo fatto, comprese le magnifiche passeggiate da Gressoney, e la visita al meraviglioso Castel Savoia, ti parlo in altri articoli.
Chi sono i walser e perchè hanno colonizzato l’alta Valle del Lys
La storia delle popolazioni è un argomento che mi ha sempre incuriosito e affascinato. E quella dei walser a Gressoney e nell’alta Valle del Lys, che include anche le località di Issime, Niel (comune di Gaby), non fa eccezione. È per questo che non resisto a raccontartela, anche se brevemente.
I walser sono una popolazione di origine germanica che proviene dall’Alto Vallese svizzero, la porzione del territorio elvetico che comprende ad esempio la località di Zermatt.
A partire dalla metà del secolo XIII i walser superano i valichi alpini come il colle del Teodulo, il Monte Moro e il Colle Cime Bianche, per creare degli insediamenti nelle testate delle valli che contornano da mezzogiorno a levante il massiccio del Monte Rosa.
Le valli colonizzate dai walser appartengono geograficamente alla Valle d’Aosta e al Piemonte. Oltre all’alta Valle del Lys e alla Val d’Ayas in Valle d’Aosta, i walser in Piemonte si insediarono anche in Valsesia, in Val Formazza, in Valle Anzasca, in Valle Strona e in Val d’ Ossola.
Le ragioni dell’emigrazione dei walser a Gressoney, nelle altre località dell’alta Valle del Lys, e nelle altre valli del Monte Rosa sono solo ipotizzabili, e devono comunque essere ricercate nelle ristrettezze economiche e nell’eccessivo carico demografico nei territori d’origine.
I coloni walser erano quasi sicuramente alla ricerca di nuovi pascoli per il loro bestiame e di terre incolte da sfruttare.
E poi, durante il Medioevo, le condizioni climatiche di queste zone di montagna erano particolarmente favorevoli. Questo rese possibile la loro agevole sopravvivenza anche a quote elevate.
I ghiacciai si erano ritirati, e la conseguente possibilità di percorrere i valichi alpini per gran parte dell’anno favorirono sicuramente l’emigrazione walser a Gressoney e nelle altre località dell’alta Valle del Lys, così come nelle altre valli del Rosa.
A queste ragioni economiche e demografiche, gli storici aggiungono anche la volontà dei signori feudali del Vallese che intravidero nell’immigrazione walser la concreta possibilità di far fruttare e di valorizzare le proprietà al di là delle Alpi.
Anche i proprietari terrieri e alcune grandi istituzioni monastiche in Italia favorirono la creazione di nuovi insediamenti walser, con la promessa di libertà personali accompagnate da un favorevole trattamento fiscale.
La peculiarità dei walser è stata quella di aver creato un modello di colonizzazione delle alte quote che si basava sull’occupazione e trasformazione degli alpeggi abbandonati, valli e montagne spopolate, in insediamenti permanenti.
Nei secoli successivi il clima cambiò radicalmente. Durante quella che è chiamata Piccola era glaciale i ghiacci tornarono a coprire i valichi alpini per molti mesi l’anno.
L’irrigidimento delle temperature portò all’inevitabile diminuzione degli scambi tra le valli, si ridussero le aree di pascolo d’alta quota a disposizione, e calarono sensibilmente le rese agricole.
Le popolazioni walser furono costrette in molti casi ad abbandonare le tradizionali attività legate all’agricoltura e all’allevamento del bestiame e spingersi più a valle.
Questo cambiamento portò molte famiglie a dedicarsi al commercio di tessuti e ad emigrare in Europa, soprattutto nel Breisgau in Germania, che è la regione di Friburgo, e nel nord della Svizzera. Ma continuarono a mantenere il legame con Gressoney e con l’alta Valle del Lys.
L’eredità walser a Gressoney
Se le ragioni che hanno favorito l’immigrazione walser nell’alta Valle del Lys sono solo ipotizzabili, la cosa certa è che questa ha lasciato un’eredità molto importante dal punto di vista culturale e linguistico. Ma anche nell’architettura tradizionale.
Parto con il raccontarti la peculiarità linguistica dei walser, perché è l’aspetto che personalmente mi affascina di più. Trovi ancora oggi tracce molte marcate della lingua Walser nel dialetto di Gressoney e di Issime.
A Gressoney si parla il titsch, molto simile alla lingua tedesca sia nei vocaboli che nella struttura grammaticale, mentre a Issime si parla il töitschu.
Alle mie orecchie “straniere” i due dialetti walser sembrano del tutto simili. Ma è meglio che ci teniamo per noi questa considerazione, infatti tra la gente di Issime e di Gressoney il dialogo non sempre è facile.
La comunità walser ha anche uno stemma istituito nel 1970. Si tratta di un cuore bianco-rosso con 10 stelle, che racchiude simbolicamente tutta la sua storia. Ovviamente gli elementi che costituiscono lo stemma walser hanno significati specifici.
Il cuore bianco e rosso è il legame con la terra d’origine. Sono infatti quelli che caratterizzano la bandiera del canton Vallese e la bandiera elvetica.
Proprio per questo profondo significato di legame culturale, i colori bianco e rosso sono protagonisti in tutta la simbologia della tradizione walser, e predominanti anche sul costume tradizionale e sul corredo battesimale.
Le 10 stelle rappresentano invece tutte le colonie walser presenti in Italia: Gressoney, Issime, Campello Monti, Alagna, Rima, Rimella, Macugnaga, Formazza, Ornavasso e Carcoforo
Il diverso colore delle stelle sul lato destro e sinistro in contrasto con il colore di sfondo del cuore mi suggeriscono l’attraversamento, il passaggio, rappresentazione metaforica dell’immigrazione della gente walser dalla Svizzera all’Italia. È solo una sensazione, e per questo prendila come tale.
È invece certo che la croce angolare che si trova sopra il cuore è simbolo del vecchio alfabeto runico, richiamo e omaggio al dio germanico Odino che è protettore dei mercanti.
Questa croce nel simbolo walser era infatti usata dai mercanti gressonari come timbro sui documenti commerciali.
Passeggiando per le strade di Gressoney e Issime ho notato l’emblema walser sulle case, intagliato su molti oggetti artigianali in legno, e impresso su altri.
E l’ho visto anche stampato su tutti i manifesti che annunciano gli eventi che hanno luogo nel territorio di Gressoney e dell’alta Valle del Lys.
Trovare il simbolo walser era diventata una sfida tra me e Andrea durante i nostri giorni nell’alta valle del Lys.
Tenevamo il conto di quante volte lo vedevamo durante la giornata, e alla sera decretavamo il vincitore. Ovviamente tra molte contestazioni da parte di entrambi. 🙂 🙂 🙂
Gli stadel walser: le tipiche case rurali nella Valle del Lys
Uno degli aspetti più evidenti della presenza dei walser a Gressoney e nelle altre località dell’alta Valle del Lys sono gli edifici rurali, chiamati stadel.
Gli stadel sono case nelle quali le famiglie walser condividevano lo spazio con il bestiame, per riscaldarsi. Avevano anche la funzione di fienile, e spesso anche di laboratorio di falegnameria.
Molti di questi antichi edifici walser hanno la particolarità di poggiarsi su colonne dalla forma molto simile a quella di un fungo. Il gambo è in legno, mentre il cappello costituito da un grande disco di pietra.
In dialetto walser il cappello delle case tipiche si chiama musblattò, e aveva la funzione di isolare il fienile dall’umidità e dai roditori.
I walser costruivano sovente gli stadel su piccoli pianori sui versanti della valle, per mantenerli in sicurezza dalle valanghe e da possibili esondazioni del torrente Lys, e tra loro formano i piccoli villaggi d’origine familiare.
Oltre a queste abitazioni rurali si trovano spesso case o ville di pietra, costruite dai commercianti walser che hanno fatto fortuna nel XVIII e XIX secolo.
Se vuoi vedere gli stadel walser ti consiglio di visitare i 2 villaggi di Alpenzu, che si raggiungono grazie ad un sentiero panoramico che collega Gressoney-La-Trinité a Gressoney-Saint-Jean.
Questo sentiero ha una pendenza molto dolce, lo percorri in un’ora, e lo puoi fare tranquillamente anche con i bambini. Non occorrono scarpe da trekking; ti bastano quelle sportive.
Se hai i bastoncini da trekking perfetto, altrimenti puoi tranquillamente farne a meno. Andrea ha usato i miei bastoncini da nord walking, ma più che altro per abitudine. Tra l’altro è un percorso che puoi fare anche con i bambini nel passeggino.
Puoi ammirare molti stadel anche da Gressoney-Saint-Jean. Per esempio, nella località di Noversch puoi trovare quelli perfettamente conservati costruiti dalla famiglia Zumstein. Così come quelli a Eckò, edificati dai Litschgi nel XVII secolo.
Nella zona boscosa di Tschalvrinò trovi diversi stadel walser insieme alle case di caccia dei baroni Beck Peccoz, intimi amici della Regina Margherita. Ne parlo nell’ articolo dedicato al bellissimo Castel Savoia. Raggiungi questi stadel grazie alla nuova strada carrozzabile da Obre Biel.
Al limite sud di Tschalvrinò, a quota 1.772 metri, trovi anche uno dei più antichi villaggi walser. Mentre proseguendo a piedi trovi altri due bellissimi stadel edificati nel 1547 e nel 1578.
Ma non è finita qui perché nelle vicinanze di Gressoney-Saint-Jean trovi le caratteristiche abitazioni walser anche a Loomattò, tipica frazione ai piedi del vallone di Loo.
Altri stadel sono a Trebelschhus, nella zona di Tschòssil, a Obre Chaschtal, a Perletoa, e a Drésal. Qui trovi un gruppo di case in pietra e legno di cui la più antica porta la data del 1587.
Come ti ho detto trovi begli esemplari di antiche case walser anche nelle altre località dell’alta Valle del Lys. Nel territorio di Gaby ce ne sono addirittura 37, mentre a Issime nei trovi molti integri e perfettamente conservati nel vallone di San Grato.
L’Ecomuseo Walser a Gressoney-La-Trinité
Un’ ottima occasione che ti consiglio di non perdere per conoscere la storia, cultura e l’architettura di questa popolazione originaria dell’Alto Vallese svizzero, è la visita all’Ecomuseo walser a Gressoney-La-Trinité.
Si tratta di un museo diffuso, infatti è composto da tre edifici distinti: la Casa Rurale-Puròhus, la Casa Museo–Pòtzschhus, e la Baita di Binò Alpelté. Io li ho visitati tutti e tre insieme ad Andrea che ne è rimasta entusiasta.
Le è piaciuto soprattutto il racconto sull’affascinante storia dei walser e sul loro arrivo a Gressoney e nella Valle del Lys, che la nostra guida ci ha fatto al secondo piano della Casa Museo.
La guida è espertissima del mondo walser, e ci ha raccontato moltissime curiosità sulla cultura, insieme ai dati storici sulla loro provenienza dei walser e sul loro insediamento a Gressonney. Tra l’altro è molto simpatica e ha reso il racconto molto leggero, perfetto anche per i bambini.
Con il supporto di tante suggestive fotografie e delle mappe esposte in questo ambiente della Casa Museo walser, la nostra guida Elisabeth ci ha dato anche tantissime informazioni sull’evoluzione dei ghiacciai nel tempo, sulla storia della conquista delle cime e dei suoi protagonisti.
Sempre lì abbiamo potuto conoscere l’evoluzione della tecnica alpinistica, la storia dei rifugi e l’affascinante impresa della posa del Cristo delle Vette. E mi è venuta una gran voglia di conoscere il Rifugio Margherita, che è il più alto d’Europa.
Insomma, la Dott.ssa Piok ci ha parlato dei walser in modo molto approfondito, ma anche di tanti altri interessanti aspetti legati alla montagna, a Gressoney, e alla stupenda Valle del Lys.
Il primo piano di questa antica struttura walser c’è la sede dell’Office Régional du Tourisme di Gressoney-La-Trinité, ma anche un’esposizione sulla storia del costume locale. Del costume walser ti parlerò però tra poco.
Esattamente davanti alla Casa Museo c’è la Casa Rurale, la seconda struttura dell’Ecomuseo walser che abbiamo visitato insieme alla nostra guida Elisabeth.
Si tratta di una deliziosa casa walser del 1700 con la struttura stalla-abitazione. Ricordi che ti ho detto che le famiglie walser condividevano la casa con gli animali per riscaldarsi durante i rigidi inverni valdostani? Nella lingua walser questa disposizione si chiama Wohgade.
Oltrepassata la soglia d’ingresso della Casa Rurale sei avvolto da un’atmosfera calda e accogliente, che la fa assomigliare a tutti gli effetti ad una baita di montagna.
Le pareti dello spazio adibito a stalla sono in pietra, mentre quelle del locale adibito ad abitazione sono rivestite in legno, stesso materiale del quale è costruita la parete divisoria.
E il soffitto è basso, semplice accorgimento per evitare la dispersione del calore, e coerente con l’altezza dei walser.
Nella porzione dedicata ad abitazione trovi molti utensili originali, un letto di piccolissime dimensioni se paragonate a quelle odierne, e una bellissima stufa.
Il resto lo scoprirai da solo quando verrai in vacanza in Val d’Aosta e visiterai l’Ecomuseo walser! Devi assolutamente farlo, perché è semplicemente un must!
Per accedere al piano superiore della Casa Museo walser che ospita il fienile, occorre uscire e salire attraverso la scala esterna. Qui trovi un bellissimo banco da lavoro da falegname con decine di attrezzi originali.
Sparsi per la stanza puoi vedere altri interessanti oggetti, tra i quali antiche ciaspole e diverse paia di sci in legno, strumenti per la raccolta e il trasporto del fieno, e molto altro ancora.
E poi c’è la cantina. Anche in questo ambiente sono esposti diversi interessanti oggetti originali, che sono una preziosa testimonianza della cultura walser a Gressoney e in Valle d’Aosta.
Tra gli altri trovi un curioso supporto girevole per la conservazione di formaggi, alcune botti per il vino e l’aceto, contenitori e degli attrezzi per la lavorazione del latte, e tanti altri piccoli oggetti.
Alle pareti vedi tre pannelli dedicati al latte, alla carne e alla patata che erano i tre pilastri dell’alimentazione dei vecchi gressonari.
Tutto qui è semplicemente affascinante per chi è in grado di osservare la preziosità delle cose autentiche e antiche.
La cosa che mi ha stupito più di tutte è che questa mia opinione è condivisa anche da Andrea, perché a 11 anni il concetto di bellezza è generalmente molto diverso. Ma da papà questo non può che farmi piacere. Anzi, mi riempie di orgoglio.
La terza struttura che costituisce l’Ecomuseo walser è la Baita di Binò Alpelté. È vicinissima al centro di Gressoney-La-Trinité, e l’ho raggiunta in poco tempo con Andrea seguendo il bellissimo sentiero n.15 che arriva fino a Stafal.
Te lo consiglio, dato che ti permette di fare una bellissima passeggiata in piano lungo il Lys, e ti offre un’incantevole visuale sui boschi e delle alture circostanti. Non ti dimenticare la macchina fotografica perchè farai dei bellissimi scatti, e se hai un drone ancora meglio.
Questa baita walser è formata da due edifici contigui costruiti al riparo di un masso naturale chiamato balma, che funge da tetto, e li protegge dalle valanghe e dalle cadute di pietra. Queste sono frequenti soprattutto in inverno e in primavera.
L’utilizzo della Baita di Binò Alpelté era legata allo sfruttamento dei pascoli durante il periodo estivo. Lo spazio più ampio era utilizzato per il ricovero notturno dei capi di bestiame, mentre l’altro era adibito alla lavorazione del latte.
Il costume walser tradizionale di Gressoney
Il costume walser è un altro elemento culturale che racconta di questa antica popolazione a Gressoney, e per questo vale la pena descriverlo.
Come ti ho già accennato, al primo piano della Casa Museo walser, puoi ammirare una piccola ma significativa esposizione di abiti tradizionali femminili.
Ancora oggi, dopo secoli, il costume walser è quello tradizionale usato a Gressoney nelle occasioni più importanti: matrimoni, battesimi, comunioni, e cresime. Segno inequivocabile del desiderio dei gressonari di mantenere uno stretto legame con il passato.
Il costume tradizionale walser indossato dalle donne è di colore rosso scarlatto. La gonna è lunga e arricchita, sulla parte posteriore, da pieghe molto particolari. Mentre il corpetto è impreziosito da galloni dorati.
La camicetta bianca è bellissima, perchè ornata da preziosi merletti. Mentre il grembiule è nero, e anche questo abbellito da fini ricami.
L’abito tradizionale walser femminile prevede anche la pettorina, che è di velluto nero e ricamata con fili dorati o colorati che compongono una moltitudine di disegni, molti dei quali legati alla natura, o arabeschi. I temi più ricorrenti sono spighe, fiori, fiori di campo, e gli edelweiss.
Il costume femminile walser è completato da un giacchino corto aderente nero, in velluto o in seta pesante. In realtà oggi le abitanti di Gressoney indossano un lungo mantello nero, con cappuccio foderato in rosso.
È frequente l’aggiunta di uno scialle in lana o in seta impreziosito da ricami a fiori, ma anche da arabeschi.
All’appello manca la cuffia, che descrivo per ultima perché è il capo più prezioso del costume tradizionale walser. La cuffia walser è infatti considerata un gioiello di famiglia, e per questo è tramandata con amore e orgoglio di madre in figlia.
La cuffia dell’abito tradizionale walser femminile non è preziosa solo per il valore simbolico, ma anche per quello materiale. È confezionata usando filigrana d’oro ed è ricca di ricami, di nastri, e spesso è ornata da pietre dure.
La cuffia era indossata dalle donne walser fin dal ‘700, ma nel corso del tempo ha subito un leggero cambiamento nella forma. A partire dall’800 la raggiera è infatti più alta rispetto ai modelli iniziali.
Il costume tradizionale usato per i funerali, o indossato dalle donne che portano il lutto, è di colore violetto con ornamenti in argento. La cuffia ha lo stesso colore argento.
L’eleganza e l’accostamento delle tinte fanno sì che il costume tradizionale femminile di Gressoney sia uno dei più raffinati e più ammirati in campo internazionale.
Per l’abito maschile il discorso è un pò diverso. Non esiste infatti un costume tradizionale walser maschile a Gressoney.
Quello che vedi indossato dagli uomini quasi esclusivamente durante le manifestazioni tradizionali a Gressoney, è stato creato solo di recente dal gruppo folkloristico. E non ha nulla di particolare.
Ma te lo descrivo lo stesso per completezza informativa. La camicia è bianca, il gilet è in panno rosso, la giacca ed i pantaloni che arrivano sopra il ginocchio sono sempre in panno, ma di colore nero.
Le calze sono bianche, e presentano diverse lavorazioni. L’elemento più caratteristico è senza dubbio il cappello nero con piuma bianca che, sono sincero, mi sarebbe piaciuto molto portare a casa come ricordo.
5 bellissime esperienze da fare in Valle d’Aosta
Adesso ti suggerisco 5 altre magnifiche esperienze da fare nelle località della Valle d’Aosta con o senza bambini. Sono proposte dall’ agenzia online GetYourGuide, che ti raccomando. Anch’io acquisto spesso le escursioni da questa agenzia, e mi sono sempre trovato benissimo.
- Arte e gusto nella Fortezza di Bard – Bard
- Visita guidata alla Fortezza di Bard – Bard
- Tour guidato in E-bike della Val Veny e Val Ferret – Courmayeur
- Torrente Chalamy – Tour di canyoning adatto alle famiglie – Champdepraz
- Alla scoperta dei giardini botanici della Valle d’ Aosta – Località varie
I 3 migliori hotel, B&B e appartamenti a Gressoney-Saint-Jean
- Hotel Gran Baita (3 stelle – voto Booking.com >8)
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Se gli hotel, B&B e appartamenti a Gressoney-Saint-Jean che ti suggerisco non ti piacciono puoi trovarne più di 30 su Booking.com.
I 3 migliori hotel, B&B e appartamenti a Gressoney-La-Trinité
- Hotel Lo Scoiattolo (4 stelle – voto Booking.com >9)
- Hotel Dufour (3 stelle – voto Booking.com >9)
- Wongade (voto Booking.com >9)
Se gli hotel, B&B e appartamenti a Gressoney-La-Trinité che ti suggerisco non ti piacciono puoi trovarne più di 30 su Booking.com.
I 5 migliori hotel, B&B e appartamenti a Brusson
- La Luge D’Antan Maison d’Hôtes & SPA (voto Booking.com >9)
- Au Rascard (voto Booking.com >9)
- Mi Casa Tu Casa (voto Booking.com >9)
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